Mi piace ora parlare di un libro avvincente: “La nascita della idea di Europa” di Federico Chabod, importante storico italiano. Il libro parte da una osservazione originalissima: l’idea di un luogo europeo si afferma nella letteratura classica a partire dalla contrapposizione con ciò che non è Europa, in particolare, con l’Asia che già i Greci consideravano come il proprio antagonista. Tutta la cultura della Grecia infatti sottolinea come siano da considerare europei la civiltà, il diritto, la democrazia e invece siano da considerare non europee il dispotismo e il non amore per il diritto politico e sociale dei popoli. Per molti storici antichi, infatti, le colonie greche di Italia, Spagna e Francia erano già chiamate con il nome di Europa. La stessa cosa fecero i romani. Che rafforzarono il concetto di barbaro che già i Greci avevano tramandato. La comunità romana era il rappresentate della civiltà mentre il barbaro viveva lontano dal diritto e dalla cultura. La stessa cosa si afferma con l’avvento della religione cristiana che darà vita ad un sistema religioso, politico e culturale nei paesi dell’Europa. Sarà la grande civilizzazione di Bisanzio prima, e degli Arabi dopo a rappresentare per la comunità cristiana un elemento di diversità e di contrapposizione. Il dolce animo dei latini, come lo definì Dante, rappresenterà il sistema portante di questa nuova comunità religiosa e sociale cristiana. Nel periodo che abbiamo adesso descritto tuttavia l’idea di paesi europei non è ancora alla base della cultura dominante: sarà infatti un Papa, Silvio Piccolomini a parlare di europeo nei testi ufficiale della Chiesa. Dunque parleremo adesso di grandi antagonismi, in altre parole su tutto è la rivalità tra oriente ed occidente. Ma anche in senso alla comunità religiosa e spirituale cristiana d’Europa tra germani e romani. Nel medioevo infatti per indicare, tra i popoli germani, tutto ciò che è timidezza, ostilità ed ignoranza si parlerà di romano. Lo stesso sentimento veniva espresso nei confronti dei greci che con Bisanzio si erano allontanati dalla vera fede per diventare un vero e proprio ricettacolo di tutte le eresie, che l’Europa dei Papi invece condannava. Saranno in parte i Franchi e la cultura dell’occidente europeo da loro rappresentato a fare una sintesi miracolosa tra popoli teutonici e latini. L’avvento successivamente dei turchi cambierà le carte in tavola. A quel punto Bisanzio, i greci, e l’antica Costantinopoli, diventeranno il baluardo dell’Europa cristiana contro il più pericoloso dei nemici, i Turchi. È sempre la contrapposizione tra Oriente ed Occidente che ritorna nella storia europea. Quanto in un certo senso si furono organizzate le crociate e venne creato il regno latino d’oriente tutto questo antagonismo era giunto al suo punto decisivo. Con la nascita dell’umanesimo italiano, che considerava barbaro tutto ciò che non era italiano, e poi di quello europeo si comincerà a parlare di Europa dei dotti, dei letterati, degli uomini di cultura. Una cultura dove l’elemento religioso, per tutti gli umanisti, era fondamentale. Europa come cristianità. Come comunità religiosa di credenti. Solo più tardi, un intellettuale come Voltaire parlerà di republique litteraire nata nonostante le rivalità e le differenti religioni. Quella europa tuttavia era profondamente diversa dalla europa umanista di Macchiavelli e di Silvio Piccolomini. Una Europa che nello studio e nelle lettura rinnovata dei testi classici costruiva la propria identità culturale. Ecco cosa è stato l’umanesimo in questa zona. La barbarie, la non civiltà, era sempre lì. La contrapposizione a ciò che non è Europa. Sia dal punto di vista religioso, che politico ed adesso anche intellettuale. Occorre precisare che tanti uomini colti pensarono il contrario naturalmente. Pensiamo per esempio alla tolleranza degli arabi in Spagna; un episodio citato recentemente da alcuni studiosi. Ancora sul tema dell’Europa. Veniamo a parlare del Macchiavelli. Politica dell’equilibrio europeo dei nuovi stati nati dal tramonto delle idee universali del medioevo di papato ed impero. Lui, il Macchiavelli, parla di equilibrio tra gli stati moderni dell’Europa occidentale. Forse è il primo. Precedentemente nelle sue opere aveva fatto notare la somiglianza della antica Persia di Dario con l’impero turco. Facendo risaltare la libertà dei nuovi stati europei rispetto al dispotismo persiano, un tempo, ed adesso turco. Il binomio oriente ed occidente ritorna in modo evidente. Dunque, equilibrio. L’Europa si caratterizza per avere una molteplicità di Stati. E proprio per salvaguardare questo corpo politico europeo si adotterà la politica degli equilibri volta a sfavorire la nascita di una monarchia universale sotto il controllo della Francia o della Spagna di Carlo V. Anche se il sogno di una maggiore unità contro la tipica ed endemica frammentazione europea si realizzerà nell’opera, nel cinquecento e seicento, degli utopisti deh delineeranno la nascita di un nouveau system de l’Europe: ovvero, una organizzazione permanente che superi le rivalità e le contrapposizioni. L’Europa è ormai un corpo politico autonomo dotato di proprie leggi e di una identità culturale, religiosa e politica molto chiara. Una identità, tuttavia, che verrà modificata profondamente da eventi esterni. Per esempio, le grandi scoperte geografiche che porteranno al declino (ah Italia mia) le ricche città italiane del mar mediterraneo ed alla nascita di forti stati vicino al mare Atlantico. Ma le scoperte geografiche non cambieranno solo l’assetto economico dell’Europa ma anche quello spirituale. Quale grande novità per le popolazioni europee di quegli anni! Sia durante il medioevo, infatti, che durante il rinascimento si guardava al passato con nostalgia. Il passato era una epoca d’oro. Felice. Per gli scrittori rinascimentali era l’epoca classica di Pericle ed Augusto. Ora non più. Ora contava il futuro ed il presente. Non il passato. Eravamo noi gli uomini colti non più i sapienti antichi. Nasce, inoltre, il mito del buon selvaggio. Siamo con Rousseau e lo stato di natura. I mondi lontani sono infatti senza guerre, senza rivalità né odi. I barbari siamo noi europei. Anche questa sarà una rivoluzione copernicana del rapporto oriente/occidente. Abbiamo visto in sintesi quali sono state le idee principali della cultura europea proprio riguardo alla sua identità. Ora però dobbiamo introdurre un nuovo concetto. L’idea di nazione. Infatti, proprio a partire dalla seconda metà del Settecento, si afferma, dopo vari indirizzi, l’idea nazionale. La patria. Il singolo rispetto alla universalità generale dei paesi europei. Un concetto nuovo. Come dice Federico Chabod, il particolare contro il generale. Non esiste per molti intellettuali di questo periodo, Rousseau in particolare, una legge universale europea che possa adattarsi alle vari realtà locali. Come avevano, invece, pensato gli umanisti ed anche gli illuministi come Voltaire, francesissimo ed europeista. In questo consisterebbe, per taluni scritti, l’errore di Pietro il Grande di Russia che ha voluto europeizzare il suo paese in questo modo snaturandolo. Non lo stesso errore, dice Rousseau, dovranno fare i polacchi. La nazione, la patria, ha una coscienza, una anima che non può accettare delle regole universali. Di fronte a questo amore di patria le tendenze europeiste non si annulleranno. E sorgeranno tante leghe per la pace ed associazioni. Uni dei pochi pensatori e uomini politici europei che saprà coniugare spirito europeista e libertà degli stati nazione sarà proprio il nostro Mazzini. In conclusione, si può affermare che sia nel Settecento che nell’Ottocento (Illuminismo e Romanticismo) si afferma chiaramente che l’Europa è un grande corpo civile culturalmente unito dalle dottrine economiche e politiche ed anche dalla religione. Una entità, tuttavia, suddivisa in tanti Stati legati da una rete di rapporti a vari livelli. Unità ed identità nazionale sono dunque i due momenti dello spirito europeo. La sensibilità in Europa è mutata, le idee sono cambiate, ma è sempre rimasta una visione dell’Europa comune che è forse quella delle epoche più recenti ed a noi più vicine. Grazie.
Corrado Caruso