Elaborazione IA della statua di Bandini
Sono vecchio, dicono. Ma non sono rincoglionito. La fama? Non mi interessa. Ho fatto il mio. A Firenze lo sanno, me lo hanno detto. Ci avete dato una bella mano. Non l’ho fatto per quello, figuratevi. Appena appena arrivati quelli nuovi. Mi son buttato. Per la fama? Ma non ci penso neppure. N’è arrivato già uno nuovo, ma va bene. Quando sarò morto si ricorderanno. Oppure no.
Non sono neppure stanco. Mai stato. Ieri ho scritto tutto il giorno, poero me, che avrò scritto? I libri li lascerò a qualuno, o sennò si bruciano al Campo.
Alla fine ne ho viste. Eh, sono un economista, mica per nulla. Ah, voi sì arcidiacono che ne sapete di cose. Ho sempre fatto il mio, di vescovi ne son cambiati pochi, ma io ho sempre fatto il mio. Buongiorno e buonasera.
Babbo Patrizio me lo diceva, Studia e non ti fidare, perché poi ci ripigliano tutto. Ma chi ci piglia cosa? S’era perso tutto da noi. Ma son cose di cento anni fa. Zio Mario mi faceva leggere di tutto. Ma mamma Caterina glielo diceva, Portalo un po’ fuori sto’ citto. Zio Francesco invece mi voleva cavaliere, che cosa poi volesse dire… Non ero bravo per il Palio. Povero me!
A me hanno preso tutto altroché… Tanto non ti tocca nulla. Vaja vaja, ma farò come mi pare? Me ne importasse qualcosa.
Vai, preparati che sabato si va a Castiglioncello.
Una bella fregatura, sì.
Quando s’andava a Massa Marittima il mare era lontano, lo vedevo brillare, era lì che volevo andare. Ma chi l’avrebbe detto? Vorrei essere stato uomo di mare, fossi nato a Pisa sarei stato un cavaliere, cavaliere di mare, dell’Ordine di Santo Stefano papa e martire. Anche Bernardino venne via da Massa Marittima, ma marittima cosa? Vedi, laggiù come brilla? E l’Elba fuma. Vaja vaja.
Si va a Castiglioncello… Ma quando mai?
Come no? Ma il mare non c’era. Uno sprone duro. Le stanze diacciate, l’erba secca. Castiglion che dio sol sa, altro che castello. Le pecore giusto brucavano per strada, mai visto, che brucassero nei sassi non lo sa nessuno. Su all’Aquilaia c’era il ferro e l’oro dicevano i matti. Comprate, perché c’è l’oro, l’argento, il ferro… il carbone… Il babbo volea comprare e io quando s’andava davo i calci ai sassi, ecco l’oro, lo mangeranno le pecore, ecco il Vello d’oro di Giasone, lo diceva zio Mario.
Da casa non si arrivava mai. E se dico mai è mai. E mi fregavano sempre, Il mare oggi s’è ritirato, lo vedi laggiù come brilla? Anche da lì, proprio un incubo questo mare.
Scrivi una lettera ai cugini… Certo, Saluti da Castiglioncello.
Lo potevo raccontare a quelli nuovi. La Maremma la vedevo dal castello, la vedevo tutta, brillava di paludi, non di mare. Eh no, non era il mare quello che brillava da Castiglioncello, ma le paludi di febbri. Mal’aria dappertutto. Poi ho capito perché non si andava al mare. Non era mare quello che brillava, ma miasmi. Mal’aria.
È del tempo che non torno a Castiglioncello. A farci cosa? Sono vecchio, d’orgoglio. La mal’aria l’avranno levata. Ma non credo. La mal’aria non si leva mai. La guardi, al tramonto, brilla, ti pare una bella cosa, verso Castiglione, verso nord, da lontano. Me lo diceva Leonardo, me lo ricordo a Firenze. È mal’aria, laggiù dove state… Ma io ero a Siena. Ma lui ci ha pensato. Io no.
Io ho scritto, qualcuno ha battuto il ferro. Me la ricordo la ferriera a Valpiana. Poero a me.
Da Siena a Castiglioncello erano tutti boschi, mulattiere. Paschi, tutti soldi buoni. Ma non bastava, l’ho detto a tutti. È finita la pacchia. Il vento cambia, lo sentite? Aveva ragione Leonardo, la mal’aria arrivava a Siena. Chi ci voleva più stare? Chi trovava stagionali? Neanche i pistoiesi a fare il carbone venivano più, si trovavano sulla strada di Castiglioncello, poi basta.
E allora scrivevo, mi veniva nella testa, glielo dissi a quello nuovo: va cambiato il vento e il vento si cambia solo con poche parole, due regole per tutti. Non sono vecchio ora, ma s’era vecchi, dentro, marciti, prima. La mal’aria s’aveva nella testa.
Scrivi una lettera ai cugini… Saluti da Castiglioncello.
Bisogna guardare. Tutto brilla, ma non è oro, non è mare.
Ma ora chi guarda più?
Vi sono alcune infermità, che altrimenti non si curano, che con un poco di aria aperta, ed i Medici medesimi dopo di avere sperimentati o nocivi, o inutili gli altri medicamenti me danno il consiglio. Questo è il rimedio…
Che ci vuole? Quando vedi brillare diffida, sarà una fregatura, poi respira, e allora con qualche respiro di libertà per ristorarla da quelle impressioni maligne qualcosa si può ancora fare.
Ecco, io vi dico un segreto. Non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati in un istante, ma dovete diffidare di chi vi vuol vendere l’aria perché sarà mal’aria. Respirate la libertà fino all’ultimo.
Qualche riflessione apocrifa di Sallustio Bandini, economista e arcidiacono, autore del Discorso sopra la Maremma di Siena (1737), che si dice lo abbia scritto in gran parte nel castello di Castiglioncello Bandini, oggi nel comune di Cinigiano. Tutto quanto narrato è vero, tocca a te lettore trovare i nessi.
Simone Fagioli