Sono lieto e onorato di presentare questo volume della Dr.ssa Chiara Benedetta Rita Varisco, giurista e Autrice, nonché curatrice editoriale della collana Domus Templi delle Edizioni Effigi, che affronta anche in questo volume, intitolato “Porrona e la sua Commenda”, l’unicum giuridico delle “commende di patronato” della Sacra Militia stefaniana. Questo aspetto, davvero poco noto, è stato l’argomento della sua tesi di laurea specialistica in Storia del Diritto Medievale e Moderno presso l’Università Bicocca, facoltà di Giurisprudenza, pubblicata con il patrocinio della nostra Istituzione dei Cavalieri di S. Stefano, oltre ai Comuni di San Miniato al Monte e di Radicofani. La Dr.ssa Varisco, giurista impegnata da anni nel settore creditizio in questioni giuridico-economiche, ha già colmato con “Le commende stefaniane. Riflessioni storico-giuridiche a 450 anni dalla costituzione del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire” un’enorme lacuna riguardo lo studio del cosiddetto “istituto commendale” stefaniano, peraltro magistralmente presentato anche attraverso l’analisi fatta da Pompeo Neri nel periodo lorenese, fatto con scienza e scrupolosità in un lavoro molto ben documentato, con ampia notazione e impianto bibliografico degno di una pubblicazione scientifica. Questa diligente ricercatrice, impegnata anche come conferenziere, è stata eletta Segretario dell’Unione Nazionale Cavalieri d’Italia sezione provinciale Monza e Brianza e a quest’associazione no-profit si deve il presente approfondimento che diventerà un Quaderno dell’Accademia di Marina dei Cavalieri di Santo Stefano. È così che lo studio metodico, unito alla consultazione presso gli archivi di Stato Le ha consentito di approfondire i “Consilia” di Francesco Ansaldi e confrontarli con la lettura estremamente negativa del Neri rispetto la Commenda stefaniana. Uno studio in limine tra il diritto commerciale, l’economia e il diritto canonico che consentì a Cosimo I de’ Medici di accrescere il sentimento di consenso politico anche ad un’aristocrazia emergente, quella economica, in un nuovo stato, la Toscana Granducale.
L’approfondimento sull’Istituto Commendale ci conduce in un viaggio affascinante nel passato, per discutere del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, per parlare di un coacervo tra istituzioni civili e commerciali, canoniche e persino marittime, legate alla patria storia granducale, sino alla soppressione operata dal Ricasoli. Questo importante esame, assai obiettivo, mira a far emergere l’importanza dell’ordine stefaniano nei singoli luoghi in cui i possedimenti, le cosiddette “Commende” della Sacra Militia, si sono realizzati nelle diverse aree geografiche. Scopo della nostra Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano è tutelare la ricerca su questi aspetti della nostra storia che possono aiutare a far affiorare l’importanza di una Famiglia, il concetto di “Nobiltà” e persino l’atipico, per usare il lessico di Pompeo Neri, modo di creare un consenso popolare impiegato dal Dux Florentiae et Senarum per dare così origine ad un ordine equestre votato a presidiare le nostre coste, il Tirreno tutto e la cristianità, sul modello dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Cipro, di Rodi e infine di Malta. Difatti, Cosimo I de’ Medici seppe costituire un nuovo modo di creare consenso tra le classi sociali, inventando un concetto di “Nobiltà”, riconoscibile a chi avesse frequentato l’alta scuola in Carovana, emulando il modello giovannita votando questa Religione al presidio marittimo, ma non solo, anche creando un moderno Principato, le cui basi, e solide, poggiano proprio nella costituzione di quest’ordine marinaresco, riservato all’élite toscana.
Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire ha ormai traguardato i quattro secoli e mezzo, l’Autrice ne ha già festeggiato la nascita nelle sue ulteriori pubblicazioni.Con quest’ulteriore tessera si intende leggere il fenomeno che determinò lo sviluppo della Fondazione cavalleresca anche per la Toscana granducale, esaminando gli aspetti legati alla politica economica e alle istituzioni giuridiche che la sottendono, così come il molteplice frammentarsi di aspetti tecnici legati alla suddivisione dei poteri, precipuo dell’area toscana e alla sua nobiltà, sino al formarsi delle Commende di Patronato, atipiche per il XVI secolo, e che divennero peculiari dell’area toscana.
È così che l’aspetto analizzato dalla Dr.ssa Varisco è uno dei meno noti, afferenti alla storia granducale e, in particolare, al costituirsi del Granducato mediceo e successivamente lorenese. Un lavoro certamente che possiamo dire pionieristico, una precedente opera risale agli inizi degli anni Novanta dello scorso secolo ed incentrava l’esame sull’aspetto più politico che giuridico-commerciale e canonico. La Commenda Stefaniana non era mai stata esaminata dal punto di vista giurisprudenziale anche perché questa forma del “dare in commendam” era una prassi legata all’ambiente monastico -si pensi che ai tempi già di Sant’Ambrogio, arcivescovo di Milano (l’Autrice proviene dall’arcidiocesi milanese), venivano date anche a laici i beni ecclesiali- e si diffuse nel Cinquecento a seguito della crisi monastica e non fu forma di esercizio del governo o dello stato. Le specificità contrattuali possono risultare ben evidenziate nel corso dell’attuale trattazione che ci consente di comprendere l’effettiva dinamica della politica dei de’ Medici, prima, e dell’Imperiale e Real Casa d’Asburgo di Lorena di Toscana, nella sua seconda fase. Questo volume intende così essere una speculazione giuridica intorno alla politica economica ed è frutto dell’acribia della ricercatrice che analizza il costituirsi della Militia stefaniana che si costituì in tre diverse tipologie: Anzianità, Grazia e Patronato. Quest’ultima rappresentò una vera e propria forma di “ascensore sociale” che consentì alla cosiddetta “aristocrazia industriale” di potersi ascrivere al registro della Nobiltà e Pompeo Neri criticò questa forma nobiliare definendolo istituzionalizzazione della “nobiltà civile”: il giurista non ne riconobbe la validità e, in particolare, la liceità denunciando l’impossibilità a prendere l’abito stefaniano da parte di molti richiedenti, richiamando le modalità dell’Ordine di Malta -nel suo celeberrimo “Discorso sopra lo stato antico e moderno della nobiltà di Toscana” del 1748)- e richiamando il limite, troppo spesso aggirato, della “patria nobile”, ovvero la provenienza del Milite da parte di Città nobili e non centri minori tanto che denunciò «qualche celebrità accomunava le onoranze, e le funzioni civili, anche a persone di abietta condizione non atte a sostenere il decoro della nobiltà». Difatti, Cosimo I de’ Medici consentì l’accesso «ai primi onori e diritti civili dello stato» anche a quelle classi che emergevano e che diedero prova, distinguendosi, nei confronti della classe Regnante, quest’aspetto consentì al Serenissimo Gran Mastro di elargire delle Commende per Anzianità e soprattutto dispensandone anche per “Grazia”, ma anche a chi alienarono le loro nude proprietà al Sagr’Ordine Militare di S. Stefano Papa e Martire -da cui nacque la Commenda di Patronato-.
Se le “Commende di Anzianità”, invece, venivano elargite a coloro che avessero effettuato il corso triennale di perfezionamento presso l’Accademia di Marina -frequentata dai rampolli delle maggiori Famiglie d’Europa proprio perché forniva un’adeguata preparazione marinaresca ed anche, per quei tempi, universitaria- nel Convento a Pisa e presso le “galee” stefaniane che presidiavano l’intero Mar Mediterraneo -la flotta stefaniana partecipò alla Lega Santa e diede un valido contributo alla vittoriosa battaglia di Lepanto-. Questa tipologia di Commenda veniva concessa al Milite che avesse dato prova di coraggio e ne godeva vita natural durante e, a seconda dell’anzianità e dei meriti, poteva far richiesta di altre che, nel frattempo, si fossero rese vacanti.
Oggi, anche grazie a questo accurato studio che in maniera rigorosa e scientifica affronta l’analisi dell’istituto commendale, il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire ottiene a pieno titolo un ulteriore valido lavoro specialistico sul nostro glorioso passato. E, concludendo, desidero veramente ringraziare l’Autrice per quanto ha fatto e sono certo farà per la ricerca della patria storia toscana, in particolare possa ricevere i successi che merita, già le sue pubblicazioni sono nelle biblioteche universitarie di Chicago, Emory, Harvard, Monaco di Baviera, Princeton, Seton Hall, Siena, Stanford, Toronto, Yale, oltre alla Library of Congress di Whashington. L’auspicio per voi che leggete, invece, che sappiate cogliere la ricerca di un aspetto decisamente inusuale, aiutati dall’ampio apparato bibliografico, dalle citazioni e dallo studio sul giurista Ansaldi di San Miniato, mai sperduti grazie alle notazioni, degne di un lavoro scientifico notevole. Un plauso a questo punto mi sia concesso alla Dr.ssa Chiara Benedetta Rita Varisco per aver saputo far emergere, soprattutto al di fuori della Toscana l’importanza della cultura stefaniana, non sarà un caso che il Parco della Cavallera di Oreno di Vimercate, dei Conti Gallarati Scotti, abbia un podere detto dei Varisco. Buona lettura a tutti, consci che questa tessera comporrà il mosaico dell’istituzione cavalleresca stefaniana.
Cav. Gr. Cr. Dr. Umberto Ascani Menicucci,
Presidente dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano