È un mondo tutto da scoprire, un viaggio che in effetti fa tappa in vari Paesi. Nel libro “Per capire casa mia, guida al visitatore disorientato“, Letizia Franchina descrive le sue stanze colme di oggetti di ogni tipo, la storia particolare che sta dietro di loro tanto da averli resi familiari e unici. Ma le parole non saprebbero raccontare l’horror vacui che domina senza il supporto delle immagini incluse in chiusura del volume edito da Effigi. Pareti completamente invase da quadri, scaffali della libreria dove i soprammobili nascondono i testi, pezzi antichi, mini collezioni a tema che riflettono i diversi gusti di marito e moglie che si sono pure divisi i continenti: a lui l’Asia e l’Africa, e a lei il Sud America. Precisione estrema e caos, intricato miscuglio di antichità e modernariato che non lascia scampo al vuoto nemmeno nel soffitto. Stanza cinese, bagno tibetano, sfilate di lampade, arazzi ricamati e bambole di pezza, statue, quadri, vetrate dipinte, lo tsunami di libri che dopo la libreria hanno conquistato sgabuzzini e cantina, ritratti di famiglia, tappeti che nascondono completamente il pavimento. Serve davvero una guida per visitare la casa di Letizia Franchina, che per trent’anni ha lavorato in una Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio, ha diretto progetti di restauro, organizzato mostre, scritto articoli e curato libri. Un racconto scorrevole e divertente narra di un orologio a pendolo di cui a ogni trasloco andava trovata la giusta orizzontale in modo che potesse battere i rintocchi in maniera regolare, per poi sprofondare nell’accogliente divano che sembra favorire sogni letterari.
Irene Blundo – La Nazione 25/10/2012