[a cura della Professoressa Giulietta Tesorini, filosofa, studiosa del divenire sentimentale]
Bisognerebbe anzitutto definire l’amore. Che, per sua natura, quanto mai varia e mutevole, sfugge alle definizioni.
Filosoficamente parlando, è un ente a sé stante, conoscibile solo indirettamente e la cui conoscenza è soggettiva, legata alle esperienze personali.
Non è dunque l’Idea platonica dell’Amore che conosciamo, ma sue pallide emanazioni.
Pensate a quanti poeti, scrittori, musicisti, l’amore ha dato ispirazione…
Ma sarebbe arduo tentare di percorrere la storia dell’arte e la letteratura cercando le infinite versioni del sentimento amoroso in esse rappresentate.
Mi limiterò pertanto a ciò che ogni giorno mi offre Radio Cuore e cioè la musica leggera italiana, collegando poi questa alla vera passione della mia vita, la filosofia.
Vi sembra strano? E invece c’è tutto e niente nei testi delle canzoni. Dipende dalla disposizione con cui le ascolti.
Inizierei con Tema dei Giganti, 1966. Un giorno qualcuno ti chiederà: cosa pensi dell’amor?
Vedete, cominciamo bene. E continuiamo meglio dato che le risposte sono molteplici e diverse.
Risposta 1 – (giovanile/incompiuta)
Penso che l’amor
sia la più bella cosa che
dia felicità
ma ciò che credo è poi verità?
Risposta 2 (disillusa/nichilista)
amore è una parola
amore vero non esiste
è solo nei sogni
di chi ha passato una triste gioventù.
Risposta 3 (ferita/arrabbiata)
Un’estate fa
per molte notti insieme a lei
ho creduto che
fosse davvero gelosa di me.
Sola la lasciai
ma poi in silenzio ritornai
ed ho scoperto che
trovava chi consolava il suo cuor.
Risposta 4 (fiduciosa/sociale)
Credo nell’amor
in ciò che sente il nostro cuor
so di non sbagliar
se dico che l’amicizia lo può dar.
L’arte è nel cuor
e la famiglia è calor
poi una donna c’è
per completare questo nostro amor
Dal solo esame di questa storica canzone, già osserviamo il multiforme aspetto dell’amore.
Ritroviamo gli stessi temi continuamente, dentro e fuori Sanremo, ma anche qui mi limito al Festival per brevità e anche perché tutto è in Sanremo dal punto di vista sociologico-sentimentale.
1) giovanile/incompiuta
Non ho l’età, non ho l’età per amarti… Se tu vorrai, se tu vorrai aspettarmi, quel giorno avrai tutto il mio amore per te. (1964, Gigliola Cinquetti)
2) disillusa/nichilista
Ti penso anche se non ha più senso
ritornare insieme a te ma io ti penso,
lo stesso fosse solo per quegli occhi
che hai lasciato in fondo a me. (1989, Massimo Ranieri)
3) ferita/arrabbiata
Un cuore matto che ti segue ancora
e giorno e notte pensa solo a te,
e non riesco a fargli mai a capire
che tu vuoi bene a un altro e non a me. (1967, Little Tony)
4) fiduciosa/sociale
Volare oh oh
cantare oh oh oh,
nel blu degl’occhi tuoi blu,
felice di stare quaggiù,
e continuo a volare felice
più in alto del sole
ed ancora più su,
mentre il mondo
pian piano scompare
negl’occhi tuoi blu,
la tua voce è una musica
dolce che suona per me. (1958, Domenico Modugno)
Ma potremmo continuare con molte altre versioni sanremesi dell’amore, anche recenti come quella della giovane Simona Molinari che, nel 2013, ha cantato con grande stile La felicità.
… Ho fatto tanti errori che ripensandoci non farei
Ma a questo mondo dimmelo tu chi non sbaglia mai
Ah, tutta colpa di quest’attimo di gelosia
io quella notte no, non dovevo andare via
Ero convinta sarei riuscita a cambiarti un po’
ero sicura che non mi avresti detto di no
io ti volevo in una vita che non era tua
io dicevo ti amo, tu mi dicevi una bugia…
E qui, vedete, si gioca addirittura col senso di colpa. Lei pensa di avere sbagliato, non doveva andare via. Si è pentita, crede (erroneamente) che dipenda dal suo scatto d’orgoglio la fine della storia. Invece no, è un classico esempio di incompiutezza. Lui le diceva una bugia, per l’appunto, e si è fregato le mani quando lei se n’è andata…
E veniamo all’amore erotico. Molte versioni ne abbiamo avute nel Festival dei fiori.
A partire da Jula De Palma con Tua che nel 1959 fece scandalo e fu bandita dalla TV per il suo evidente riferimento all’amore fisico.
Tua, tra le braccia tue, per sognare in due, per morir così… Mi sembrava impossibile, ma fu poi tanto facile legarmi a te… . Facilissimo. Quando parla l’eros è effettivamente piuttosto facile.
Il fatto è che prima o poi tace. E allora…
Possiamo avere il caso A, quello di Anna Oxa schiavizzata in Un’emozione da poco (1981)
Dimmi dimmi dimmi che senso ha
dare amore a un uomo senza pietà…
ed io non vedo più la realtà
non vedo più a che punto sta
la netta differenza
fra il più cieco amore
e la più stupida pazienza
no, io non vedo più la realtà
né quanta tenerezza ti dà
la mia incoerenza,
pensare che vivresti benissimo anche senza.
O anche il caso B, inutile tentativo di rimpiazzo in Tu mi rubi l’anima (Collage, 1977)
lei queste cose non le sa
non credo che gliele dirò
lei crede solo a quel che ha
ma non a me sicuro
ho visto rondini lassù
cadere giù, cadere giù
erano sole come me
che non ho te davvero:
quando nel letto dorme accanto a me
se il mio corpo c’è
la mente dietro te…
Oppure il caso C, Zingara (Bobby Solo-Iva Zanicchi, 1969) in cui l’abbandonato, non sapendo più a che santo votarsi, ricorre alla divinazione
Prendi questa mano, zingara,
dimmi pure che destino avrò
parla del mio amore,
io non ho paura
perché lo so che ormai non m’appartiene.
Si potrebbe continuare a lungo, ma questa guida nei meandri del sentimento non vuole e non può avere le dimensioni della Treccani.
Per cui ritorno al quesito di partenza. Come definire l’amore in maniera oggettiva quanto più possibile?
E qui mi viene in soccorso la filosofia con la sua parte più misteriosa e “volatile”: la metafisica.
Perché l’amore è senz’altro qualcosa che, come le idee innate, sussiste indipendentemente da altri enti. Inoltre non vi è dubbio che è sostanza separata dalla materia.
Può esservi innamoramento dell’amore, in assenza di un soggetto reale a cui rivolgersi. E questo è uno stato assai pericoloso. Tipico dell’adolescenza, ma non infrequente anche nell’età più adulta, quando si verifichino per costituzione o per accidente, condizioni di incompiutezza.
Allora accade che l’innamorato sine materia disperatamente voglia trovare un oggetto e incarni quel sentimento nei soggetti più improbabili, non disponibili, pericolosi, nefasti.
O anche: l’amore può continuare anche con l’assenza dell’amato, talvolta anche quando questa è definitiva come nel caso del decesso.
Mi avverte però la mia amica oncologa, consulente per il settore, che questo fenomeno di idealizzazione disincarnata del defunto è più frequente nelle donne 100 a 1, dato che i maschi sono velocissimi a riorganizzarsi, anzi, talvolta si preparano in anticipo onde evitare anche un solo giorno di solitudine.
E dunque abbiamo detto che l’Amore ha una natura metafisica… E poi? Come si può giungere a una migliore definizione?
Se, da una parte, il metodo empirico canzonettistico già permette di dar corpo ad alcuni concetti, in realtà essi non sono che parvenze, simulacri, materializzazioni di qualcosa di assai più astratto.
E allora, per far fronte all’esigenza originaria e svolgere un tema che non abbia per titolo “Cosa pensi dell’amor?”, ma “Quale essenza nell’amor?”, ho fatto ricorso a colui che del dualismo è il padre e che, distinguendo l’anima dal corpo in modo netto, non avrebbe alcun problema a separare il vero amore dal sentimento legato alle singole situazioni. Renè Descartes, detto Cartesio, mi è venuto in soccorso in questa difficile impresa per la quale mi ha autorizzato a seguire la falsariga delle sue Meditazioni Metafisiche.
Le essenze sono indipendenti dalle esistenze, così come la mente è distinta dal corpo.
Da ciò deriva che l’Amore-essenza esiste e si distingue dall’amore-contingente-particolare .
Prima meditazione: Delle cose che si possono revocare in dubbio. Dubitiamo di tutte le cose, in particolare di quelle materiali. Dubitiamo di tutti gli amori, in particolare di quelli che si basano sull’attrazione fisica.
Questo dubbio “iperbolico” deve condurre alla identificazione di ciò che è indubitabile. I sensi ci ingannano e quindi è meglio respingere ogni fiducia nella conoscenza che si fonda su di essi.
Seconda meditazione: Della natura dello spirito umano e che questo è più facile a conoscersi che il corpo. L’esistenza dell’io è condizione del dubbio da cui il noto “cogito, ergo sum”. E dunque anche la natura dell’amore esiste, perché la posso pensare in modo astratto, distinta dalla singola e incerta vicenda amorosa.
Terza meditazione: Dell’Amore e della sua esistenza. Le idee contenute nella mente che pensa possono essere chiare senza essere distinte, ma ogni idea distinta è necessariamente chiara. Dunque un innamoramento è sicuramente chiaro, chiaro è il desiderio, volere l’amato per sempre, ma può non essere distinto, cioè non vedere con precisione le caratteristiche dell’individuo e della relazione. Ma, quando l’idea d’amore è distinta, è necessariamente anche chiara e prescinde dalla singolarità per elevarsi a contenuto mentale.
Quarta meditazione: Del vero e del falso. Se esiste l’Amore vero, come è possibile che le persone cadano in errore? (cit. Troisi: Credevo fosse amore, invece era un calesse). La natura umana è fallibile perché finita e condizionata dalle cose materiali.Facciamo un piccolo ma significativo esempio. È più probabile che le donne si innamorino di uomini che hanno un ruolo socio-economico rilevante, magari il loro stesso capo. Ma questo non è vero amore, è legato a quell’atavico concetto per cui il maschio alfa deve provvedere alle necessità delle femmina, beta per definizione. E allora, se si riuscisse a vedere chiaramente quello che c’è dietro al ruolo, quanti meno amori, dolori e sofferenze… L’essenza d’amore prescinde da titoli, denaro, posizione sociale, perché non è materiale.
Quinta meditazione: Dell’essenza delle cose materiali e di nuovo dell’Amore e della sua esistenza.
Ma quale è l’essenza delle cose materiali (beni, potere, carriera…)? Si riduce invero alle loro caratteristiche quantificabili, immaginabili senza sforzo. È facile visualizzare una bella casa, una carriera folgorante o gioielli da favola. Borse firmate e costosissime, automobili di grossa cilindrata e anche viaggi in paesi lontani in prima classe. Però, riflettete, tutto ciò non ha niente a che fare con l’Amore.
Sesta meditazione: Dell’esistenza delle cose materiali e della reale distinzione tra Amore assoluto e amori contingenti. È pur vero che le cose materiali esistono e il bombardamento costante a cui siamo tutti sottoposti fa sembrare che la felicità sia imprescindibilmente legata al possesso del maggior numero di esse.
Ma qui chiamo in soccorso un altro grande filosofo, Epicuro, che distingueva i desideri in naturali e necessari e non naturali e non necessari. La pubblicità ci ha confuso le idee. Troppe volte le due cose, pur tanto distanti, si sovrappongono… E anche l’amore diventa bene di consumo, si collezionano scarpe, auto e amori. E allora, se questi amori sono parte di collezioni, sicuramente non hanno più dignità delle scarpe che, anche se si tratta di Manolo Blank, pur sempre ai piedi vanno e per terra camminano. Così questi amori, come le scarpe , non si sollevano da terra, se non per brevi momenti, contraddicendo l’idea chiara e distinta dell’Amore che rifulge nella mente e nello spirito.