Il tufo rappresenta l’essenza dei borghi della Maremma collinare e da sempre è simbolo di città quali Sovana, Sorano e Pitigliano, che si trovano al centro di un territorio di origine vulcanica caratterizzato da enormi speroni tufacei in cui si trovano scavati numerosi vani rupestri, un tempo abitati ed oggi impiegati come magazzini, cantine, o ricovero per gli attrezzi agricoli. Nel corso dei secoli questa roccia è stata usata dalle popolazioni preistoriche, etrusche e medievali, che vi hanno costruito necropoli, vie di comunicazione, colombari ed abitazioni, così come le vediamo anch’oggi addossate le une alle altre, a formare quasi un tutt’uno con gli speroni di roccia su cui sorgono. Il tufo è anche il protagonista, o, meglio, il supporto del vasto programma iconografico del Duomo di Sovana, che questo libro vuole interpretare e spiegare, offrendo nuove proposte di lettura.
La Cattedrale dei santi Pietro e Paolo di Sovana, situata ai limiti dell’abitato, sorge sulle fondamenta di un preesistente luogo di culto anteriore all’anno mille (del quale è testimonianza la cripta), nella stessa area dove probabilmente sorgeva l’acropoli etrusca, e con la sua struttura possente e massiccia ed il suo colorito terrigno dato dalle rocce tufacee sembra far parte del paesaggio naturale. Costruita nella seconda metà del XII secolo, costituisce uno dei più fulgidi esempi di transizione romanico-gotica, comprendendo architettonicamente archi a tutto sesto ed a sesto acuto. Non ostante questo, però, forse per la sua posizione decentrata, forse anche per la scarsezza di documentazione, non è mai stata studiata in modo approfondito, così rimangono molti interrogativi sul cantiere, le maestranze, la decodificazione di alcuni elementi iconografici. Proprio a quest’ultimo aspetto si dedica l’A., che in qualche caso lascia spazio a dubbi interpretativi, fornendo comunque materiale per ulteriori approfondimenti. Lo studio di Martina Giulietti si articola in più punti e parte dando cenni generali sulla storia di Sovana (che, se oggi è una frazione del Comune di Sorano, è stata sede di un lucumone e poi municipio romano, sede vescovile in età longobarda, quindi centro della contea aldobrandesca) e della sua cattedrale, alle cui è dedicato il secondo capitolo, nel quale si evidenzia la scarsezza di documenti inerenti la cattedrale, causata da un incendio che nel sec. XVI distrusse l’archivio diocesano. Nel successivo capitolo () l’A. passa in rassegna le opinioni, spesso discordi fra loro, degli storici che si sono occupati del duomo di Sovana, a partire dal grossetano Alfonso Ademollo, della fine dell’Ottocento, per finire con Guido Tigler (che ha firmato la prefazione al presente volume) e Francesca Pomarici. L’A. non si limita a riportare le varie teorie elaborate nel corso degli anni, ma le analizza in maniera critica. Con il successivo capitolo () si entra nel vivo dell’analisi del programma iconografico. Anche in questo caso la prima parte è di carattere generale, nella quale si pone soprattutto il problema di quali maestranze abbiano lavorato alla cattedrale; la Giulietti opera una serie di confronti con altri manufatti coevi, tutti suffragati da una ricca documentazione fotografica relativa ad emergenze architettoniche del senese e del grossetano, come del viterbese e del perugino e della provincia di Arezzo, fino a coinvolgere Saint-Sernin di Tolosa; si analizzano prima i capitelli, poi il portale, che è l’elemento architettonico su cui si sviluppa maggiormente la decorazione scultorea e per la cui costruzione sposa la tesi avanzata dal Tigler che le lastre poste all’interno della sua lunetta siano materiale di recupero proveniente da una recinzione presbiteriale, forse della chiesa altomedievale intitolata a San Mamiliano. L’A., quindi, propone una spiegazione al ciclo decorativo di tutto il portale. Il quinto ed ultimo capitolo del libro, costituisce da solo la metà del volume e rappresenta un’ampia e circostanziata monografia dedicata ai semicapitelli decorati con scene bibliche del pilastro istoriato che si trova di fronte, sulla sinistra, entrando nella cattedrale di Sovana. La descrizione del capitello composito di questo pilastro cruciforme, su cui si innestano quattro semicolonne, e le proposte di lettura della sua decorazione sono contenute in sette tavole, ognuna corrispondente ad una scena istoriata. Anche in questa parte la descrizione fatta dall’A. è supportata da una serie di immagini in cui le singole scene sono messe a confronto con altre, che non solo ci portano in varie zone della Toscana, ma anche in Francia, in Spagna, a Roma, a Venezia. In conclusione il lavoro della Giulietti, rielaborazione della tesi di laurea triennale, è una ricerca seria ed originale, molto approfondita e documentata, che si conclude con un’ampia bibliografia, che include i principali studi che si sono occupati del Duomo di Sovana.
Enzo Mecacci
Bullettino Senese di Storia Patria, CXXI-2014