La caccia è una pratica antica quanto l’uomo; è stata il primo modo, insieme alla raccolta, per procurarsi il cibo e, quindi, è (od ormai è più corretto dire è stata) connaturata nell’uomo, quale “animale predatore”. Oggi la consideriamo uno sport, o, comunque, un’attività ludica (per chi la pratica, mentre di ben diverso avviso sono i suoi molti detrattori, non sempre alieni da ipocrisie), ma non è stato sempre così. Dall’antichità ad oltre la metà del secolo scorso la caccia ha rappresentato uno svago soltanto per le classi (più o meno) benestanti, mentre per i meno abbienti, prevalentemente delle zone rurali, ma non solo, questa rappresentava un modo per integrare e migliorare la propria alimentazione, con carne di prima scelta a basso costo. La caccia si svolgeva un po’ ovunque, ma è certo che una terra come la Maremma, selvaggia (e aspra e forte – direbbe il Poeta), ne è stata lo scenario ideale. Lo scopo della ricerca di Marcello Guazzerotti è di mettere in luce l’evoluzione dell’attività venatoria e dei suoi riflessi sociali, religiosi, economici e alimentari dall’età tardo antica alla fine del Medioevo, con particolare riferimento alla Maremma.
Roberto Farinelli, docente di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università degli Studi di Siena, nella Presentazione documenta l’antichità delle pratiche venatorie in Maremma con le testimonianze archeologiche emerse dagli scavi effettuati nel 2012 in località Poggetti Vecchi nel Comune di Grosseto, nel corso dei quali sono venuti alla luce resti, connessi con l’attività venatoria, di numerose specie animali, fra cui in particolare l’Elephas antiquus, che si è estinto 70.000 anni fa. Fra l’altro il sito di Poggetti Vecchi riveste una straordinaria importanza, in quanto è il primo esempio in Toscana di insediamento preistorico pluristratificato in cui è testimoniata la caccia a questa specie animale.
L’A., che da anni raccoglie materiale sull’argomento, ci presenta un volume ricco di spunti originali, che non pretende di essere esaustivo sull’argomento, ma che costituisce un prezioso strumento di lavoro ed una base di partenza per chi voglia approfondire gli argomenti trattati. Il libro si snoda attraverso una serie di brevi capitoli monografici, scritti in maniera semplice, che vanno da La caccia nel mondo romano ai cambiamenti portati dalle invasioni barbariche; illustrano, nel periodo feudale, le differenze fra La caccia dei nobili e quella del popolo; parlano di chi praticava la caccia come professione e della caccia agli animali nocivi. Un capitolo è dedicato ai complessi rapporti che ebbe la Chiesa con la caccia; seguono l’analisi del peso avuto dall’attività venatoria nell’alimentazione e quello esercitato dall’opera dell’uomo sugli ambienti naturali. Tutta la successiva parte del libro, sempre divisa in capitoletti, passa in rassegna i tipi di selvaggina e i metodi e gli strumenti per la caccia. Infine si ha un’appendice, La caccia nell’arte e testimonianze in Maremma, arricchita da molteplici illustrazioni a colori, nelle quali l’A. ci propone una serie di immagini raffiguranti scene di caccia e figure di animali realizzate nel corso dei secoli, dai graffiti nelle caverne preistoriche alle tombe etrusche, dalle urne cinerarie ai bassorilievi delle pievi romaniche, alle miniature dei manoscritti medievali. Un glossario e l’Indice degli autori citati, che sostituisce la bibliografia, rimandando alle citazioni all’interno del testo, concludono il volume.
Enzo Mecacci
Bullettino Senese di Storia Patria, CXXI-2014