(Tratto da Giosuè Carducci e Gerorge G. Byron nel racconto di Leopoldo Barboni, a cura di Roberto Goracci)
Anche un altro bel casetto mi contarono.
È il ragazzo (Carducci) alle prese con Prete-naso; e Prete-naso è, o meglio era, un don Giuseppe Casabianca, un coso lungo lungo, una pertica, un serpentino, con un nasaccio acrobatico, maestro di scuola e antitedesco, che un bel giorno del 1848 o ’49, durante una processione di un Crocifisso miracoloso in Castagneto, s’inginocchiò davanti all’immagine, e in faccia a tutta la folla, come se avesse a dire un peternostro purchessia, gridò a gola sfogata: “Cristo benedetto e crocifisso, fammi la grazia di mandare a tutti i diavoli Leopoldo II granduca di Toscana (1), e che non torni mai più, né lui né i suoi.”
Se la prima volta, quando vi fu mandato perché preso dalle febbri maremmane, o la seconda, quando suo padre da Bolgheri passò medico condotto a Castagneto, non ricordo più bene; ma sta in fatto che il ragazzo fu messo alla scuola di Prete-naso.
Aveva trangugiato tanto chinino che spesso subiva “allucinazioni straordinarie” come dice il Borgognoni (2), e quindi sa Dio che nervosità era la sua. S’era già legato in amicizia con lo Scalzini nella cui bottega leggeva e spiegava le Poesie del Giusti, o schiccherava satire o arrovellamenti repubblicani.
L’odio ai tedeschi si respirava nell’aria, e con un padre cospiratore d’intesa col Guerrazzi, coltissimo, eloquente, si può ben credere che vulcano d’italianità c’era nel ragazzo.
Certo giorno, dunque, mentre Prete-naso spiegava un autore latino, lo scolaretto, tutto raggobbito sulla panca, tirava giù a più non posso a scarabocchiar soldatini. Prete-naso vedeva e faceva il nesci; e l’altro più che mai a sprofondarsi nel suo soggetto. E Prete-naso zitto. E l’altro ancora a infatuarsi più e più; e quando l’opera fu finita, o gli parve, si voltò a un compagno dilucidando:
“Ecco, tu vedi; questi che qui son tedeschi, e questi sono italiani…”
“E queste son nerbate!…” gridò Prete-naso piombando pretescamente, nero e feroce come un avvoltoio, su’ due ragazzi e massacrandoli.
Il compagno diè in gemiti e pianti, ma il Carducci, fiero, a grinta seria, lì per lì
Né mosse collo, né piegò sua costa (3)
però come la tempesta ebbe ruggito e il prete livido e lungo fu tornato al suo posto, afferrato il calamaio da cui erano usciti i soldatini italiani e tedeschi, glielo scaraventò contro. Prete-naso intravide l’areolita (4) e fu appena in tempo a fare civetta (5); il calamaio passò a fulmine su quella chierica, la razzò, s’intese uno sgretolìo, e sulla parete si videro le sbrodolature nere dello stoppaccio filare giù giù in cento rivoli.
Anche Ugo Foscolo, da ragazzo s’intende, aveva fatto qualche cosa di simile, anzi peggio; aveva rotto addirittura la testa a due maestri!
“Se tanto mi dà tanto, dové pensare il dottor Carducci, questo demonio un giorno o l’altro si macchia l’anima d’un preticidio!” E levò il figliuolo da Prete-naso e lo affidò a un altro prete, perché di cotesti tempi, e fino al 60 e al 61, i preti erano i manipolatori dell’istruzione dei giovani.
Levò dunque il figliuolo da Prete-naso e lo mise da Don Millanta (6), cioè un tipo ossuto, anche lui lungo, fegatoso, terreo in viso, bevitore, satiro, che, mi dissero, fece del Carducci un miscredente e morì bestemmiando come un turco, meglio ancora: come un toscano maremmano. È “il nero prete” delle Rimembranze di scuola.
………………..………… il nero prete
Con voce chioccia bestemmiava Io amo,
Ed un fastidio era il suo viso.(7)
Leopoldo Barboni, da Col Carducci in Maremma
(1) Leopoldo II granduca di Toscana: (1797-1870) ultimo granduca di Toscana, soprannominato “Canapone” per il colore dei capelli, portò a compimento la grande impresa della bonifica del territorio maremmano. A Grosseto, in piazza Dante Alighieri, si trova il monumento che lo rappresenta mentre risolleva la Maremma sfinita per gli stenti.
(2) Adolfo Borgognoni: (Corropoli 1840-Pavia 1893) amico del Carducci; docente di lett. italiana nei licei e poi all’Università di Pavia, fu giornalista e critico.
(3) Dante, Inf., Canto x, v. 75.93.
(4) areolita: (forma scorretta per aerolito/aerolite) meteorite, pietra meteorica; qui ironicamente così è definito il calamaio scagliato dal Carducci.
(5) fare civetta: abbassare il capo per scansare il colpo, compiendo un movimento simile a quello che fa abitualmente la civetta.
(6) Don Millanta: don Giuseppe Millanta fu maestro a Castagneto fino alla morte (1875). Il suo aspetto fisico lo espose alle canzonature e ironie dei paesani, ma fu uomo di cultura e buon insegnante.
(7) G. Carducci, Rime Nuove (1906), Libro v, Rimembranze di scuola, vv. 7-9. U. Brilli, nella commemorazione del poeta tenuta il 21 aprile 1907 a Grosseto e ivi pubblicata nello stesso anno per la Tip. dell’Etruria, afferma che “Un prete di Sassetta, don Giovanni Bettinelli, cappellano e maestro di scuola a Bolgheri, lo istruì nei primi elementi. È il nero prete delle Rimembranze di scuola…”.