La cosa giusta è il primo romanzo di Michele Cocchi, che esordisce sulla forma lunga dopo la raccolta di racconti Tutto sarebbe tornato a posto, pubblicato da Elliot nel 2010. I principali protagonisti di quei dieci racconti erano elementi di un’umanità costituita da esistenza dolorose, continuamente in bilico su un fragile equilibrio perpetuamente disturbato da complesse dinamiche relazionali e psicologiche. Come psicologo Michele Cocchi dimostra una perfetta aderenza ai territori della mente e dei sentimenti; tale padronanza si ritrova in questo suo primo romanzo, forma nella quale l’autore intreccia due storie. Sono infatti due i protagonisti di La cosa giusta, un padre, chiamato generalmente “uomo”, e suo figlio, Gabriele, che si dividono equamente la narrazione. Il romanzo si apre quando un fatto grave è già accaduto e le strade del figlio e del padre si sono già divise, tant’è che ogni capitolo è dedicato all’uno o l’altro personaggio. Gabriele ha sedici anni e fugge nel bosco, sotto la pioggia, con in vista una notte al freddo: scava una buca e seppellisce i suoi vestiti, non vuole essere riconosciuto, non vuole essere rimandato a casa. Il padre invece riprende conoscenza nel buio del capannone del suo allevamento di cani, ferito ad una gamba dal filgio e incapace di muoversi. Padre e figlio si sono separati e vivono ora di questa nuova contrapposizione: uno in movimento, l’altro fermo. Nel corso del romanzo le loro posizioni però si rovesceranno: il figlio troverà requie presso un casolare abitato da una comune dedita al lavoro agricolo, il padre, simbolo di una mascolinità dura pronta però a cedere davanti alla scomparsa del figlio, inizierà invece una ricerca agitata e convulsa, risolta solo dall’aiuto di un prete e di un commesso di un emporio. La risoluzione del rapporto rimane enigmatica, perchè è forse proprio in questa ambiguità che questo rapporto potrà, forse, ricostituirsi. I capitolo dedicati al figlio sono quelli più potenti del romanzo: attraverso continui scambi di battute e riflessioni, a fronte di descrizioni al contrario rade, il narratore riesce a disegnare un ritratto convincente e vero di un’età difficile come quella dell’adolescenza, smascherata qui nei suoi meccanismi più intimi e originari che svelano, dietro le mille problematicità, un carattere amoroso e quasi ancestrale nel rapporto con l’ambiente e la natura.
Matteo Moca, Blow Up Magazine