Esce nel 2014 ad opera di uno dei principali appassionati locali l’ennesimo libro sul predicatore toscano. Ma definirlo ennesimo non gli fa giustizia. Prima di tutto perché Vita e Pensiero è un libro sobrio, proposto in maniera posata, che ha la capacità di raccogliere gli elementi biografici fondamentali ed esporli con equilibrio. Il dato storiografico non prevale sull’approfondimento teologico, né si può del resto affermare il contrario. In secondo luogo il libro ha il pregio di soffermarsi su una serie di considerazioni cardine. Una per tutte, nella vita di David, come Nanni suggerisce senza stuccare, gli anni passati lontano dalla Chiesa hanno avuto un ruolo fondamentale. È come se in quel periodo si fosse caricata una molla: introducendosi nel mondo, assorbendo, macchiandosi del mondo David si è caricato per esplodere nel fervore della sua predicazione visionaria. Certo non si trattava del bel mondo elegante e ricco ma della campagna della Toscana meridionale, gente dura, che non si fa scappare le occasioni per godere la vita, anche dal punto di vista delle soddisfazioni materiali. Curiosità del periodo, pare che David frequentasse alcuni fedeli della Sinagoga di Pitigliano (possiamo supporre così che negli anni lontano dalla Chiesa sia maturato anche uno spessore a rigurado dell’apertura teologica e non si tratti solo di una, sia pur significativa e prolifica, parentesi mondana). Di fronte a tanta forza e a tanto carisma la moglie Carolina ha ammesso in una lettera di aver ceduto – ce lo spiega lo stesso Nanni con una parentesi davvero degna di nota – e di aver adorato creatura al posto del creatore (Rm 1,25)! David profeta, David veggente, ansioso di comunicare col Papa, che come spesso avviene anche nelle favole, gli avrebbe prestato più attenzione di quanto i suoi sottoposti non prevedessero. David combattente per l’esercito sabaudo, che tuttavia lo ha tenuto sotto controllo di tanto in tanto per diversi anni e gli l’ha poi mandato all’altro mondo. David papista teorico della sovranità temporale del pontefice. Sembra quasi che invece di una vita Lazzaretti ne abbia vissute tre o quattro. E che personalità ci dev’essere alla base di questa considerazione! La cassa sociale di risonanza di quest’attività straordinaria non poteva essere che la gente semplice, combattuta tra superstizione, religione, scienza e ideologia. non che il Lazzaretti non abbia avuto controparti colte e borghesi, ma il segno lo ha lasciato altrove, anche a giudicare dai pareri che si sentono i giro. Che dire di questo uomo che ha detto la sua ovunque: visioni private, dottrina teologica, dottrina sociale della Chiesa, politica nazionale. Un uomo pieno di carisma, che ha avuto molte parti e molte arti, non ultima delle quali quella del costruttore, a dire il vero con risultati non particolarmente brillanti e duraturi, ma che tutt’oggi stimolano un «pellegrinaggio» alla sua torre. Quello di David è un cristianesimo popolare ma non burbero, il fatto di voler dare la sua spinta propulsiva, di voler «far vincere» qualcuno o qualcun altro. David era consapevole dell’eccezionalità del periodo storico che stava vivendo e che con la sua spinta poteva imprimere un marchio nella storia; ma più ancora David voleva dare un impulso, una direzione che con sincera bontà null’altro era per lui che la direzione del Cielo, espressa in modo un po’ ansioso e passionale ma libera da vincoli di gerarchia e di ideologia. Rispetto all’individualista curioso tatcheriano che oggi va forte, David Lazzaretti è in effetti un’antitesi bella e buona. In questo senso Nanni sottolinea però anche la forzatura nel voler interpretare come un comunismo embrionale la dottrina sociale di David. Nonostante sia ad oggi con ogni probabilità l’ultimo libro uscito nel mercato su David Lazzaretti questo Vita e Pensiero è per paradosso un’opera introduttiva che va bene anche come prima lettura al riguardo.
Giovanni Fabbrini