Storie e leggende dal Medioevo – Piergiorgio Zotti
Nel ’68 scegliere un mestiere era, per alcuni, una scelta mitologica, perché non esistevano più né il bisogno, né le corporazioni; andare in India obbligatorio per avere qualcosa da raccontare al ritorno. Ognuno scelse la sua India, a Grosseto un gruppo di giovani fondò l’Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana. L’autore di questo libro era tra loro e fece il maestro elementare nei paesi come fossero castelli lontani da dove riportare in Archivio storie e leggende credute uniche e singolari. Questo successe in tutto l’Occidente e si formarono così regioni immaginarie come fossero state le Indie, l’Etiopia, le Ande o il Tibet, ma a portata di mano e di registratore. Tutte le pubblicazioni di quel periodo e anche questo libro hanno il tono di resoconti e di scoperte. C’era molta ingenuità in tutto questo e certamente l’ultima eco del Romanticismo. Con, però, un occhio magico e uno materialista: nella sua discesa in Italia l’imperatore Ludovico di Baviera aveva diecimila muli nel suo seguito. Quanto bevevano e dove? È palese che queste storie tendono a diventare storie a fumetti, illustrazioni mentali. L’occhio magico scopriva l’inesplicabile, sospettava il mistero celato dietro ad ogni cosa, ad ogni vita. Ed ecco le storie che troverete nel libro, parlano di medioevo come epoca presente, come è presente tutto quando si racconta e si cercano lettori meravigliati. Un modo come un altro per cercare ascoltatori, perché il maestro in pensione non ha più la scolaresca obbligata davanti a sé e che lui credeva felice di ascoltare. Ma chi può dirlo? Certamente queste storie non sono d’attualità, ma chi cercasse l’attualità può mettercela da sé perché anche nel medioevo si credeva all’illusione di capire “con l’arte il vivere e il morire”.
Caterina Zotti